L'empowerment è un processo attraverso il quale un soggetto che si trova in una condizione di svantaggio ed emarginazione riesce ad emanciparsi da una situazione caratterizzata da limitate opportunità.
Ciò
avviene attraverso lo sviluppo di capacità che danno accesso ad
opportunità prima considerate impensate, che consentono di acquisire
un sentimento di realistico controllo sugli eventi.
Il
concetto di empowerment proviene dagli studi di politologia
che hanno analizzato gruppi e movimenti statunitensi impegnati tra
gli anni '50 e '60 nell'attivismo su temi sociali quali la guerra in
Vietnam, l'emancipazione della donna e l'acquisizione dei diritti
civili da parte della popolazione di colore.
Lo
studioso che ha introdotto questo termine nell'ambito della
Psicologia di comunità è stato lo psicologo americano Julian
Rappaport nel 1981.
L'ottica
di Julian Rappaport rappresenta un elemento di rottura
riguardo al setting psicologico e al processo di empowerment ed è
innovativa sotto diversi punti di vista.
Rappaport
concentra la sua attenzione sulle risorse e sulle qualità positive
di un individuo.
Creare
una condizione di empowerment per lo studioso statunitense
significa “identificare, facilitare, creare contesti in cui i
soggetti altrove isolati e senza voce, per vari motivi marginali, ed
anche organizzazioni e comunità, riescano a trovare voce, ad
ottenere riconoscimento e possibilità di influenza sulle decisioni
che riguardano la propria vita. L'empowerment
concerne per definizione coloro che sono esclusi dalla maggioranza”.
Secondo
lo psicologo svolgere un intervento di empowerment non significa
curare qualcosa visto come una malattia ma attivare risorse e
competenze, accrescere nei soggetti individuali e collettivi la
capacità di utilizzare le proprie abilità
ed energie a disposizione in modo da agire sulle situazioni al fine
di modificarle.
Le
prerogative che caratterizzano una situazione di disempowerment
sono l'essere psicologicamente debole, passivo, dipendente e
rassegnato.
La
persona inoltre ha scarsa fiducia nelle proprie capacità e presenta
un locus of control esterno.
Un
soggetto disempowered si trova in una condizione di passività
appresa, learned helplessness, che determina la percezione che
gli eventi siano al di fuori della sua capacità di controllo.
Una
persona empowered al contrario presenta i tratti tipici
dell'assertività quali l'autonomia, la libertà e il rispetto per se
stessi e per gli altri.
Altra
peculiarità che caratterizza un soggetto empowered è l'avere
fiducia nelle proprie capacità e nel fatto che possano trovare
supporto in caso di difficoltà.
Il
processo di empowerment è composto da 3 fasi:
-
la fase di attribuzione;
-
la fase di valutazione;
-
la fase di prefigurazione del futuro.
La
fase di attribuzione coinvolge i soggetti helpless, che
vivono in una condizione di impotenza, al fine di pervenire a
comprendere quali siano le cause degli eventi e della condizione di
disempowerment.
Le
cause vengono distinte in interne, che sono di natura personale, ed
esterne, di natura ambientale.
È
possibile inoltre distinguere tra fattori permanenti e fattori
transitori.
L'analisi
delle modalità con cui un soggetto interpreta gli eventi permette di
identificare quali sono gli elementi che determinano la condizione di
helplessness e che sono da
elaborare e da rimuovere.
In
seguito occorre superare il ruolo giocato dai pregiudizi al fine di
esaminare il contesto reale e poter attivare le energie individuali.
Nel
corso della seconda fase del processo di empowerment si effettua una
valutazione della self-efficacy.
La
self-efficacy è un costrutto identificato da Bandura ed è
correlato alla capacità di un soggetto di mobilitare le risorse
cognitive e le azioni al fine di soddisfare le aspettative
situazionali.
La
percezione della propria efficacia è influenzata dalla personalità,
dalla motivazione, dal contesto e dal compito in se.
Numerosi
studi hanno evidenziato che, a parità di competenze, le persone che
ritengono di poter svolgere un compito con successo ottengono
risultati migliori rispetto a coloro che ritengono di fallire.
La
fase di prefigurazione del futuro costituisce la terza e
ultima fase del processo di empowerment.
Questa
fase fa riferimento al modo in cui un soggetto immagina e prefigura
il proprio futuro.
È
stato evidenziato che le immagini mentali delle persone di successo
sono positive e ricche di opportunità, mentre quelle di chi fallisce
sono negative e costellate da imprevisti e avversità.
Inoltre
la visione positiva è correlata ad un incremento di aspettative
verso se stessi.
Al
contrario una visione negativa porta alla riduzione delle aspettative
e alla creazione di difficoltà
fantasticate prima ancora che si realizzino.
Per la foto si ringrazia: Judit Klein.
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