Psicologia del lavoro: Il tecnostress: Lo stress e le tecnologie informatiche

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Il progresso tecnologico costituisce una grande risorsa e contribuisce quotidianamente a migliorare la nostra vita ed a velocizzare dei processi che in sua assenza sarebbero rallentati se non addirittura impossibili.
Come è noto però tutti gli strumenti di cui disponiamo possono avere delle prerogative positive e confacenti con i nostri bisogni ed altre che invece si rivelano essere meno vantaggiose.
Ciò accade anche per quanto concerne le tecnologie informatiche ed in modo più evidente per via del loro largo utilizzo e del rapido sviluppo.
Tra queste emergono tra tutte l’uso del computer e di Internet che, proprio grazie alla loro rapida diffusione e all’importanza nodale che hanno assunto, vedono enfatizzati i loro punti di forza ed allo stesso tempo le difficoltà ad essi correlate.
Tali aspetti vengono fortemente acuiti tanto da causare una condizione di disagio quando la tecnologia viene percepita come uno strumento complesso da utilizzare che diventa in questo modo fonte di stress.
Quando l’uso della tecnologia informatica determina difficoltà ed uno stato di malessere più o meno accentuato ci troviamo di fronte a ciò che viene definito tecnostress.
In che cosa consiste il tecnostress?
Da cosa è causato?
Quali sintomi presenta?

Lo stress dato dalle tecnologie informatiche prende il nome di tecnostress.
Brod (1984) definisce il tecnostress come: “un disagio causato dall’incapacità di affrontare le nuove tecnologie del computer in modo sano. Si manifesta in due modi distinti: nello sforzo di accettare la tecnologia informatica e, nella forma più specifica di iper-identificazione con la tecnologia informatica”.

Il sintomo principale che caratterizza l’insorgenza di questo fenomeno è costituito dall’ansia.
L’ansia può essere accompagnata a livello fisico da irritabilità ed emicrania ed a livello psicologico può andare dalla difficoltà nell’apprendere l’utilizzo del computer addirittura sino al rifiuto totale della tecnologia.
Un ulteriore contributo alla definizione elaborata da Brod è stato fornito da Weil e Rosen (1997).
Secondo gli studiosi questo disturbo include anche l’insieme di atteggiamenti, comportamenti e disagi fisici e psicologici che sono causati in modo diretto od indiretto dalla tecnologia.
Gli studi condotti da Weil e Rosen evidenziano inoltre che lo stress causato dalle tecnologie informatiche ha registrato un incremento significativo negli ultimi 20 anni.
Ciò è determinato da diversi fattori; quali il sensibile aumento del numero di strumenti tecnologici, del loro costante sviluppo, e quindi della loro crescente difficoltà d’uso, e del ruolo sempre più importante che hanno assunto nelle nostre vite.

Ulteriore aspetto molto importante che caratterizza il tecnostress è il fatto che non sia esclusivamente legato all’oggetto tecnologico in sé ed al suo utilizzo ma che possa anche essere correlato al sovraccarico di informazioni con cui l’utente si deve interfacciare.
Tale eccesso di dati ed interazioni sociali contribuiscono in questo modo a dare la percezione di incontrollabilità generando così stress ed un forte senso di frustrazione.

Altre forme in cui si può manifestare il disagio nei confronti della tecnologia informatica è rappresentato dalla tecnofobia.
Wilson (1999) definisce la fobia come una paura intensa, talvolta eccessiva ed irrazionale, per particolari oggetti o situazioni.
Tra le cause scatenanti della tecnofobia possiamo individuare il gergo specialistico utilizzato in campo informatico, gli strumenti tecnologici e l’uso dei loro componenti.
Oltre alla tecnofobia è possibile individuare anche la computer rage.
La computer rage costituisce la manifestazione più evidente di disagio nei confronti della tecnologia ed è, come indica la sua denominazione, rivolta verso il computer.
È caratterizzata da una condotta violenta nei confronti del PC che si manifesta con attacchi d’ira verso le sue componenti.
Tale condotta può essere determinata da diverse cause, come guasti o disfunzioni del computer che sono associati alla perdita di dati, l’impossibilità di riavviare il sistema o la lentezza di caricamento ed elaborazione dei dati.

Come vi rapportate con la tecnologia informatica?
Pensate che il costante progresso della tecnologia informatica possa determinare nell’utente la percezione di incontrollabilità degli strumenti tecnologici?


Bibliografia:
Brod C., (1984), Technostress: the human cost of the computer revolution, Reading (NJ), Addison-Wesley.
Pedon A., Maeran R., (2002), Psicologia e mondo del lavoro: temi introduttivi alla psicologia del lavoro, Milano, Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto.
Weil M.M., Rosen L.D., (1997), Technostress: coping with technology, @ work, @ home and @ play, New York, Wiley.
Wilson B., (1999), Redressing the anxiety imbalance: computerphobia and educators, “Behavior and Information technology”, n. 18.

Per la foto si ringrazia:
striatic

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7 commenti:

  • LuisaMiao

    Grazie per essere venuta nel mio blog :)

    Mi piace anche il tuo!!
    A presto

  • Psicologica-Mente Blog

    Ciao Luisa,
    ti ringrazio per il complimento; fanno sempre piacere, soprattutto quando vengono da una collega preparata ed acuta come te. :)

    E grazie per il commento, spero di rileggerti presto anche qui ed ancora complimenti per il blog.

    A presto :)

  • Paola Romitelli

    Mi ero fatta la fantasia che potevano essere le persone più in là con gli anni che possono avere questo tipo di problemi. Invece, leggendo l'articolo, l'ansia verso le nuove tecnologie può prendere chiunque ed è addirittura in aumento...forse la produzione di nuovi 'aggeggi' tecnologici è troppo veloce rispetto alla capacità di 'assorbimento' dell'uomo.

  • Anonimo

    @paola
    l'alfabetizzazione informatica è decisamente bassa anche nelle generazioni dei cosiddetti "nativi digitali" (nate dopo la metà degli anni 80), se poi ci riferiamo a realtà particolarmente tecnofobiche come quella italiana il problema è decisamente più sentito.
    Basti pensare al numero di articoli/servizi che con cadenza regolare ci ricordano (o si inventano) i rischi delle nuove tecnologie informatiche, roba del tipo: i blog uccidono, facebook è una droga.. ecc... (dei videogames non parlo per pietà

  • Anonimo

    ah, dimenticavo, è il mio primo commento a questo blog (che però seguo da lurker : P ) mi associo ai complimenti di luisamiao, decisamente interessante

  • Anonimo

    Ciao,
    perdonate l’attesa nel rispondere.
    Scambio di idee e punti di vista interessanti.
    Iniziamo con il commento di Paola; condivido il tuo punto di vista, infatti spesso si pensa che lo stress dato dalle tecnologie, soprattutto quelle informatiche, sia prerogativa delle persone più mature ma la realtà dei fatti ci sta dimostrando che non è così.

    Secondo me questo è dipeso dalla celerità nello sviluppo degli strumenti tecnologici e dall’incremento, che sarebbe più consono definire: “bombardamento”, esponenziale del numero di questi; per fare un esempio basti pensare alla velocità con cui si inseguono modelli sempre più sofisticati di computer e telefonini.

    E’ evidente quindi che spesso gli sviluppi tecnologici sono talmente veloci che non si riesce a tenere il passo e questo genera una sensazione più o meno forte di smarrimento, frustrazione fino a giungere in alcuni casi a sintomi più evidenti o gravi, come ansia o malesseri di vario tipo, primo tra tutti emicrania.

  • Anonimo

    Rispondendo a Michele in primis ti ringrazio per i complimenti; fanno sempre molto piacere soprattutto se vengono da persone che operano in settori analoghi.

    Grazie :)

    Per quanto concerne il commento al post sono d’accordo su alcuni punti di vista; è vero che l’alfabetizzazione informatica in Italia è più bassa rispetto a diversi stati occidentali ma non è disastrosa come la dipingono, anzi tutt’altro.

    Inoltre bisogna anche considerare con attenzione i soggetti con cui si effettua il paragone; ad esempio sarebbe sterile fare un paragone con stati come il Giappone o in misura minore gli USA per diversi motivi; in primis perché lì vi sono una fruibilità ed una conoscenza decisamente diversa degli strumenti tecnologici; basti pensare che un computer che oggi viene messo in vendita per la prima volta in Italia è uscito mesi addietro negli USA e mesi ancora prima in Giappone.

    Questo ovviamente non deve portarci ad un annichilimento ma al contrario dovrebbe spronarci a migliorare e soprattutto a cambiare mentalità: è infatti vero che in generale siamo ancora poco propensi ed informati sull’uso delle tecnologie, soprattutto quelle informatiche.

    Concordo inoltre sul fatto che si faccia terrorismo psicologico riguardo alla tecnologia informatica e che vi sia tanta disinformazione anche da parte di chi si occupa di fare informazione; basti pensare agli articoli pubblicati di recente secondo cui i blog uccidono o Google contribuisce a renderci stupidi! Come se il problema fossero i blog, i motori di ricerca e la tecnologia e non invece il modo in cui si fruisce di uno strumento.
    E’ proprio questo quello da cui dovremo guardarci: dalla disinformazione: sia nel senso di “scarsa informazione” che in quello di “cattiva informazione”.
    Penso siano questi gli obiettivi verso cui puntare se si vuole migliorare la situazione in ambito tecnologico in Italia e se si vuole fruire al meglio di queste importantissime ed utilissime risorse.

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